Animali in difficoltà

Scopri come fare per segnalare casi di maltrattamento:
La legge n. 189 del 20 luglio 2004 contiene le disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonchè di impiego degli animali in combattimenti clandestini o in competizioni non autorizzate.
Viene inserita così una modifica al codice penale, nel Libro II del codice penale viene aggiunto il Titolo IX bis – “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”.
Cosa fare quando si intende segnalare un caso di maltrattamento?
Chiunque, che sia privato cittadino o un’associazione, può rivolgersi ad un qualsiasi organo di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia Municipale, etc…) segnalando uno dei casi di illeciti previsti dalla nuova legge e richiedendo un intervento per accertare il reato ed impedire che questi venga portato ad ulteriori conseguenze.
Dalla LAV (Lega Anti Vivisezione) , al numero telefonico 06 4461325, verranno fornite risposte e sostegno alle segnalazioni di maltrattamenti. Ulteriori aggiornamenti disponibili sul sito www.infolav.org, gli aggiornamenti normativi sul sito www.reteambiente.it.
Vuoi conoscere le indicazioni tecniche relative alla tutela del benessere degli animali?
Vai al sito della Regione Emilia Romagna  dove potrai trovare la delibera di Giunta Regionale n. 647 del 14 Maggio 2007.
Se incontri qualche animale in situazione di difficoltà… ecco qualche suggerimento utile: 

QUALI ANIMALI SEGNALARE Ad esempio A CHI SEGNALARE:
ANIMALI DOMESTICI
In caso di rinvenimento di animali domestici in difficoltà CANI E GATTI
 
 
 
Canile Intercomunale strada Valle 176 Novellara RE – Orari: 7.30 – 14.30
Tel. 0522654647 – Fax 0522758556Servizio Veterinario Correggio AUSL 0522 630452
CAPRE O PECORE ( vive o morte) Servizio Veterinario Correggio AUSL 0522 630452
ANIMALI SELVATICI
n.b. se sono esemplari di specie protetta  occorre segnalare sempre in Provincia (Polizia Provinciale) Reggio Emilia  tel. 0522 792222
UCCELLI (avifauna)
n.b. NON TOCCARE con le mani nude  i piccoli o i  nidi
Es. gufi, civette, poiane, rondini, sparvieri , merli, aironi, pavoncelle, ecc.
 
LIPU CRAS CROCE ALATA Reggio Emilia (Mercedes) cell 3478047298 – 3382206406
Sede c/o Ex Polveriera  Reggio Emilia
Se ci sono molti uccelli morti tutti in una stessa area Servizio Veterinario Correggio AUSL 0522 630452
UCCELLI (avifauna) vivi o morti con anelli alla zampa Occorre verificare il tipo di anello: possono essere di proprietà privata es. colombi oppure specie selvatiche che sono oggetto di studio,  chiedere prima a GGEV 335201316 Nel caso sia una specie protetta a :
Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica Ozzano Emilia (BO) tel 051 6512111
PIPISTRELLI (mammiferi)
 
n.b. sono animali particolarmente protetti LIPU CRAS CROCE ALATA Reggio EMILIA
Cell. 3478047298-3382206406 poiché ha un accordo con la LIPU Nazionale e l’Associazione Chirotteri
tutti i  Mammiferi VIVI ma in difficoltà, es. feriti , piccoli inermi ecc. n.b. se piccoli NON TOCCARLI
 
Es.  capriolo , cinghiale, muflone, tassi, faine, donnole, volpi, lepri
 
In ore ufficio Provincia di Reggio Emilia all’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Reggio Emilia 052245607
In orari non d’ufficio 118
In caso di incidenti stradali con animali 118
Ungulati  e tutti i  Mammiferi selvatici MORTI Es.  capriolo , cinghiale, muflone Comune di San Martino in Rio 0522636716-0522636727
In orari non d’ufficio 118
ANFIBI attenzione:
sono TUTTI PROTETTI!!!
 
Raganelle, tutte le Rane Vivono vicino all’acqua: è bene lasciarle dove sono o portarle  vicino ad un canale o nelle Valli (usando guanti , senza toccarle direttamente per non improntarle o danneggiarle)
Tritoni e salamandre
rospi
 
 
RETTILI AUTOCTONI
sono TUTTI PROTETTI!!!
 
Serpenti, lucertole, ramarri, tartarughe acquatiche (queste ultime vanno denunciate al Corpo forestale)
 
E’ vietato catturarli e detenerli; meglio lasciarli nel loro habitat
RETTILI o altri animali ESOTICI Es. Tartarughe  con la macchia rossa, camaleonti o serpenti esotici Sono animali MOLTO DANNOSI per gli ecosistemi naturali; se pescati o trovati vanno trattenuti e conferiti ai centri di raccolta: chiedere al Corpo Forestale dello Stato Reggio Emilia 0522442165
PESCI Se i pesci sono in difficoltà perché l’acqua è insufficiente In ore d’ufficio:
Provincia di Reggio Emilia per attivare il recupero 0522301475 oppure Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, centralino di Reggio Emilia 0522 443211
In orari non d’ufficio 118
Se sono presenti esemplari di dimensioni intorno al metro (siluri) vivi o morti in ore ufficio
all’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Reggio Emilia 0522301475 oppure
Comune di San Martino in Rio 0522636716-0522636727
Se si vedono pesci in difficoltà e l’acqua è sufficiente ma di aspetto non normale (presenza di schiume, odore o colore anomalo …) in ore ufficio ARPA Novellara 0522652339
in orari non d’ufficio 118
BOCCONI AVVELENATI se il nostro cane manifesta i sintomi dell’avvelenamento,
o  troviamo bocconi avvelenati
cosa dobbiamo fare?
Per salvare il cane :
ci rivolgiamo al nostro veterinario di fiducia
Per evitare altri avvelenamenti e danni ad altri  cani:
Dobbiamo avvisare tempestivamente le autorità  competenti per legge e denunciare il fatto
Polizia Provinciale di Reggio Emilia tel. 0522 792222
Corpo Forestale dello Stato 1515
Carabinieri 112

 
Chi trova un animale selvatico in difficoltà deve soccorrerlo e curarlo solo al fine di donargli nuovamente la libertà; se non rispettiamo questo principio danneggiamo gli equilibri naturali e il benessere dell’animale “salvato” e violiamo le leggi nazionali e regionali, che regolamentano e/o vietano la detenzione di fauna selvatica. Gli animali “selvatici” in difficoltà quasi sempre ci manifestano la loro paura con  atteggiamenti aggressivi o pericolosi complicando così ogni nostro intervento in loro aiuto. E altrettanto spesso, pur mossi dalla migliore volontà, interveniamo inutilmente o applichiamo metodologie di intervento errate, causando la morte dell’animale, o forse peggio, la sua impossibilità a tornare libero.
 
La legge e gli animali in difficoltà
E’ importante conoscere le norme che si collegano all’attività di soccorso degli animali:

  • vietato detenere fauna protetta
  • vietato allevare fauna cacciabile
  • vietato raccogliere uova o pulcini dai nidi.
  • vietato  immettere o rilasciare fauna alloctona
  • molte specie selvatiche sono particolarmente protette
  • vietato l’abbattimento umanitario di animali selvatici irrecuperabili o gravemente feriti  effettuato ad opera di un privato cittadino.

La legislazione è  molto rigida al fine di evitare abusi e di regolare il traffico a scopo commerciale.

  • La legge 11/02/1992 n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica ed omeoterma” sancisce, all’art. 1, che “la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”. All’art. 2 comma 1 afferma che “fanno parte della fauna selvatica oggetto della tutela della presente legge le specie di mammiferi e di uccelli dei quali esistono popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nel territorio nazionale”;
  • La Legge della Regione E.R. del 19/08/1994 n. 34, (con le modifiche apportate dalla L.R. del 16/02/2000) “Disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria”  all’art. 29 sancisce che: Comma 1: Salvaguardia dei nidi: È fatto divieto a chiunque di manipolare, prelevare, detenere o vendere uova e nuovi nati ed in genere esemplari di fauna selvatica;Comma 2: Chi raccoglie uova o nuovi nati di fauna per salvaguardarli da distruzione o morte deve darne comunicazione entro e non oltre 24 ore al competente Ufficio Provinciale o ad una Guardia Venatori  affinché provvedano agli opportuni interventi di tutela.

La stessa L.R. all’art.61 lettera f) prevede la sanzione amministrativa da euro 51,00 ad euro 309,00.
Non è consentita una prolungata detenzione di animali irrecuperabili malgrado il soccorso ricevuto (es. privi di un’ala, un occhio ecc.) se non con precise autorizzazioni.
È invece accettabile una detenzione con evidenti fini di soccorso e successiva liberazione ma, in ogni caso, è necessario richiederne l’autorizzazione rivolgendosi all’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Reggio Emilia al 0522301475 o al comando del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Emilia tel. 0522442165.
 
Prima di raccogliere un animale, è necessario essere certi che sia effettivamente in difficoltà.
Gli uccelli, e soprattutto i nidiacei, sono i casi più frequenti di ritrovamento di animali selvatici in difficoltà.
 
È bene raccogliere un piccolo uccellino in difficoltà?
In primavera, durante una passeggiata nel bosco, ma anche nel giardino di casa, o sul marciapiede, può capitare a chiunque di trovare un nidiaceo (un piccolo di uccello). Il nostro istinto ci induce a raccogliere il piccolo e portarlo a casa per “allevarlo”. Questo atteggiamento dimostra sensibilità nei confronti della natura ma non sempre si rivela il migliore per la salute del nidiaceo.
Gran parte dei nidiacei abbandona spontaneamente il nido (merli, passeri, civette) quando ancora non sa volare bene, pur essendo seguito e alimentato dai genitori. Raccogliere uno di questi nidiacei significa strapparlo alle loro cure sicuramente più valide del più esperto e attento veterinario. Allevandoli inoltre si corre inoltre il rischio di “umanizzarli”, facendone animali con una identità deviata in modo irreversibile e non più in grado di affrontare una normale vita libera.
Esistono quindi due principali situazioni, che dobbiamo valutare:
Nidiacei feriti o in reale stato di pericolo (minacciati da gatti o altri predatori, finiti in mezzo alla strada) che, per sopravvivere, hanno bisogno dell’aiuto da parte dell’uomo.
Nidiacei sani, anche se ancora incapaci di volare e non in pericolo: devono essere lasciati nel luogo di ritrovamento.
Se si è raccolto un nidiaceo in situazione di reale pericolo (minacciati da gatti o altri predatori, finiti in mezzo alla strada) è importante offrirgli la massima tranquillità, al fine di evitare lo shock e l’infarto da maneggiamento, ponendolo in una scatola di cartone buia e collocata nel più breve tempo possibile in uno spazio altrettanto buio e silenzioso, a temperature mite. Assolutamente da evitare: gabbie, sacchetti di plastica, troppi spostamenti, luoghi rumorosi, contatto con la gente.

Uova e nidi “abbandonati”

Può capitare di imbattersi in un nido di uccello, soprattutto di quelle specie che ne costruiscono a terra o su arbusti bassi, con una o più uova, e pensare che si tratti di uova “abbandonate” , perché in quel momento non vi sono gli adulti nelle vicinanze, o perché al tatto risultano assolutamente fredde. Bisogna assolutamente evitare di toccarle e prelevarle; infatti molte specie iniziano a incubare le uova solo dopo averne deposte un certo numero. Inoltre, prelevare le uova implica avviare un’incubazione artificiale e la conseguente cura dei pulcini, che risulta estremamente complessa.
Esistono poi specie che intenzionalmente depongono le uova a terra e senza costruire veri e propri nidi, dando l’impressione di essere veramente abbandonate. E’ il caso di piccoli trampolieri come il Fratino e il Corriere piccolo, oppure sterne come il Fraticello e la Sterna comune, su spiagge e greti di torrenti, come anche il Succiacapre, tra la lettiera del bosco.
 
Rondoni
Un discorso a parte meritano i rondoni, una specie che una volta involata, non si posa mai a terra, perchè non riuscirebbero più a spiccare il volo. I piccoli di rondone caduti dal nido non possono essere alimentati dai genitori,  non  possono nè essere rimessi nel nido nè vicino ad esso e, al contrario di tutte le altre specie, devono essere raccolti.
Il Rondone è una specie migratrice, nidificante comunemente nelle città. Il colore è marrone nerastro, lungo 16 cm, le ali sono a forma di falce ed a punta. I nidi vengono allestiti in buchi di muri o di altre costruzioni umane. Le uova, 2 o 3 di colore bianco, vengono in genere depositate in tarda primavera;  il periodo di covata varia dai 18 ai 25 giorni.
 
Rapaci
E’ sempre più frequente dover soccorrere un rapace ferito.
Prima di tutto è bene  chiedere aiuto anche telefonicamente a personale esperto: LIPU, Corpo Forestale, GGEV, Guardie Venatorie o Zoofile, Veterinari, etc. Anche in questo caso occorre verificare che il rapace abbia veramente bisogno del nostro aiuto: ad esempio i giovani di Allocco (uno dei pochi rapaci notturni con gli occhi blu) escono dal nido ancor prima di saper volare e vengono alimentati dai genitori nei pressi del nido. Se ci si imbatte in un animale del genere nei mesi da febbraio a maggio non va  raccolto perché non ha bisogno del nostro aiuto.  Se crediamo invece che, per sopravvivere, abbia bisogno del nostro aiuto, dobbiamo  muoverci con calma; gli animali selvatici non capiscono le nostre buone intenzioni, almeno inizialmente, e pertanto, anche se feriti, tenderanno comunque a fuggire. Occorre quindi cercare di coprire il rapace con un telo di adeguate dimensioni, es. un asciugamano spesso. Meglio indossare un paio di guanti da giardiniere. La presa sull’animale deve essere decisa anche se non bisogna mai stringere troppo. Attenzione alle beccate agli occhi.
 
Uccelli adulti
Nel caso di uccelli adulti, feriti per scontri fortuiti con auto, cavi aerei, scontri con altri animali, il suggerimento è quello di contattare direttamente il CRAS LIPU ALATA (Tel. 3478047298 – 3382206406) per un intervento quanto più possibile rapido ed efficace.
Fate particolare attenzione nel caso di ritrovamento di rapaci, cigni, aironi, corvidi…  Alcune specie infatti reagiscono allo shock da cattura, difendendosi con beccate o unghiate pericolose per il soccorritore. Gabbiani e soprattutto Cormorani hanno becchi dai margini molto taglienti; meno taglienti ma non piacevoli sono i colpi di becco di corvidi come Cornacchie, Gazze, Corvi e Ghiandaie. Gli Aironi, in virtù della struttura del collo e del becco, sono abili infiocinatori e usano la stessa tecnica per difendersi. Anche i piccoli falchi, come il Gheppio, sono molto dinamici e aggressivi. Un rapace selvatico ferito, anche se non più in grado di volare, può usare con notevole pericolosità gli artigli o il becco. Il rapace va posto in una scatola di cartone con dei fori per l’aerazione sui lati (verso il basso).
Tutti i rapaci sono animali protetti e necessitano di cure particolari; occorre mettersi in contatto  subito con la LIPU CRAS CROCE ALATA e con la  Provincia di Reggio Emilia competente per territorio che forniranno indicazioni precise per la consegna dell’animale ferito.
Non tentare di somministrare forzatamente cibo o farmaci che in molti casi producono effetti dannosi. I dosaggi ed i principi attivi somministrati ai rapaci non sono sempre gli stessi usati nella medicina dei nostri animali domestici.
Non fare medicazioni di alcun tipo; spesso un’ala rotta se bloccata nella posizione sbagliata non può essere più riparata.

Mammiferi

Relativamente ai mammiferi può capitare di rinvenire volpacchiotti che spinti dalla fame si spingono fuori dalla tana, oppure cuccioli di pipistrello caduti a terra da un posatoio o perdendo la presa dal grembo della madre. Durante una passeggiata nei boschi, e non solo dell’Appennino, si possono incontrare cuccioli di capriolo acquattati a terra. ATTENZIONE: in quest’ultimo caso non si tratta di abbandono ma di normale atteggiamento mimetico che i cuccioli adottano per ripararsi dai predatori quando la madre si allontana per nutrirsi, e quindi l’ultima cosa di cui hanno bisogno è del vostro “aiuto”.
Il ritrovamento di mammiferi è meno frequente rispetto a quello degli uccelli, il più probabile è sicuramente quello del riccio (Erinaceus Europaeus), sia per la sua abbondanza che per la frequentazione di ambienti urbani e giardini. I ricci in inverno cadono in letargo, concedendosi occasionalmente qualche risveglio nelle giornate più tiepide. Se si rinviene un riccio in queste situazioni conviene lasciarlo dov’è senza alterare il suo “giaciglio-nascondiglio”.
Se si tratta invece di un piccolo, di un esemplare ferito o in difficoltà… per sapere come fare per aiutare questi simpatici mammiferi si può contattare il Rifugio Matildico di San Polo d’Enza (3394053723 o info@rifugiomatildico.it).
Per saperne di più vi consigliamo il libro “Nati Liberi” Manuale Pratico di pronto soccorso per animali selvatici, di Lambertini e Palestra, Franco Muzio Editore, da cui sono stati tratti molti di questi consigli.

Alcuni comportamenti da evitare con attenzione:

Non avvicinare troppo il viso ad un uccello. Il linguaggio gestuale e corporale è importantissimo per gli animali. I nostri occhi appaiono loro molto grandi, proprio come quelli di un potenziale predatore o contendente. Questo segnale di pericolo li spinge a difendersi, per cui, se si sentono minacciati, possono arrivare a beccare gli occhi dell’ignaro soccorritore.

  1. Non afferrare mai un uccello dalla coda. L’istinto di fuga spinge l’animale a scappare e, divincolandosi dalla presa del soccorritore, può perdere tutte le sue timoniere. L’assenza delle penne della coda si ripercuote sulla stabilità di volo ed atterraggio, per cui un animale privo di timoniere andrà ospitato nel centro recupero fino alla completa ricrescita di tali penne.
  2. Non afferrare mai un uccello dalle ali aperte Le ossa delle ali di un uccello sono molto fragili: se la presa è scorretta, si possono causare delle fratture, oltre che procurare danni alle penne.
  3. Non accendere mai improvvisamente la luce ad un uccello. Gli uccelli sono abituati ai fotoperiodi progressivi e regressivi delle albe e dei tramonti. Una luce improvvisa causa disorientamento, non permette al volatile di riprendere le funzioni di vigilanza e, a volte, ne provoca la morte per il forte spavento.
  4. Non usare farmaci per mammiferi (uomo, cani, gatti, etc.) Non improvvisare cure veterinarie A volte, il principio attivo di un farmaco studiato per i mammiferi può essere decisamente dannoso negli uccelli.
  5. Non usare ovatta per costruire un nido soffice. I fili dell’ovatta possono attorcigliarsi alle zampe del malcapitato uccello e causarvi ulcere e ferite.
  6. Non fumare in presenza degli uccelli. Questi animali sono molto sensibili alla nicotina.
  7. Non umanizzare un animale selvatico. Le manifestazioni di affetto proprie degli uomini non sono idonee a comunicare con un uccello e spesso lo terrorizzano soltanto.

 
SPECIE CONTROLLATE E PARTICOLARMENTE PROTETTE
Sono le specie iscritte all’Appendice II e III. DELLA DIRETTIVA CITES
Il loro commercio deve essere compatibile con la sopravvivenza delle specie in natura.
L’elenco comprende oltre 10.000 specie elencate nel Regolamento (CE), delle quali le più comuni sono: tutte le specie, che non risultino iscritte all’Appendice I, di scimmie, lupi, orsi, lontre, felini, zebre, pecari, ippopotami, guanachi, alcune specie di cervi e antilopi, fenicotteri, gru, pappagalli, buceri, tucani, colibrì, tartarughe di terra, alligatori, caimani, coccodrilli, gechi, camaleonti, iguane, coccodrilli, tegu, elodermi, varani, boidi, cobra, salamandre, storioni, farfalle della specie ornitottere, sanguisughe, conchiglie tridacne, coralli madreporari a forma complessa, alcune palme, cactus, felci arboree, cicas, euforbie, aloe, orchidee, ciclamini.
La CITES non esclude che alcuni Stati possano adottare misure di protezione più rigorose per la protezione delle stesse specie o di altre specie selvatiche.

Il centro CITES competente per la Provincia di Reggio Emilia presso il:

 Coord. Prov. del C.F.S. di Modena
P.zza G. Matteotti, 13
41100 MODENA

Tel. 059/225100-225698

Fax 059/241285